Prova a pensare al tuo primo ricordo. Forse possono venirci in mente immagini sbiadite di un momento felice, una festa di compleanno o scene di una vacanza in famiglia. Ma riusciamo ad attribuirgli un età? Molto probabilmente non saremo in grado di ricordare nessun avvenimento risalente al periodo precedente il nostro terzo compleanno.
È stato Sigmund Freud nel 1899 a coniare il termine amnesia infantile per spiegare la scarsità dei suoi pazienti adulti di evocare ricordi d’infanzia.
Freud ha provato a spiegare tutto ciò affermando che sia un modo inconscio del nostro cervello per reprimere i traumi. Venire al mondo è proprio questo, un momento traumatico; sono mani estranee che ci strappano dal sicuro rifugio del ventre materno. Freud sosteneva che gli esseri umani creano ricordi di copertura, o versioni rivedute di eventi, per proteggere l’ego cosciente. Ma non è abbastanza.
Più di un secolo dopo, i ricercatori non hanno ancora una spiegazione precisa del perché si verifica l’amnesia infantile. Solo negli ultimi 20 anni la ricerca neurologica ha iniziato a rivolgere la sua attenzione verso la capacità neuronale connessa alla memoria nei bambini, piuttosto che verso quella degli adulti. Questa ricerca ha portato con sè un nuovo lotto di domande circa le sfumature della memoria dei bambini piccoli.
È la neurogenesi che ci permette di capire quali sono questi affascinanti meccanismi che scattano nel nostro cervello sia prima di nascere che nei giorni successivi alla nascita. In questa prima fase nel cervello i neuroni si sviluppano molto velocemente, in un processo di crescita neuronale che richiede molta energia. Sembra che in questa fase le capacità cognitive siano molte di più, perché maggiore è il numero di neuroni.
Non dovremmo quindi avere anche una memoria più sviluppata?
Per i neonati si tratta proprio del contrario. I ricordi dei primi giorni di vita non durano proprio a causa della neurogenesi che produce nuovi neuroni che si sovrappongono continuamente a nuovi neuroni. Si dice quindi che il ricordo non è stabile. Solo dopo i cinque, sei mesi il processo tende a stabilizzarsi e la crescita neuronale tende a perdere la sua intensità. Questo è il momento in cui si sedimentano i primi ricordi.
Solo dopo il sesto anno di vita il processo si inverte, che significa che alcuni neuroni iniziano a sparire. Questo dimostra perché il periodo più intenso per un bambino va da 1 a 5 anni. L’infanzia, infatti, è il periodo evolutivo più intenso e i bambini sono delle spugne avide di conoscenza. Per questo, per esempio, è anche il periodo migliore per imparare diverse lingue. Tuttavia, resteremo sempre incapaci di ricordare la nostra nascita.